Chissà se in quell’agosto del 1919 era il caldo a farla da padrone come in tante stagioni estive a Tolentino. La Grande Guerra era te
rminata da poco e, soprattutto nei giovani, tanta era la voglia di ricominciare, di ripartire lasciandosi alle spalle gli orrori e le brutture di quello spaventoso evento.
Così, il 20 agosto, in un locale di corso Garibaldi, mossi da un entusiasmo pari solo alla loro voglia di ricominciare, alcuni ragazzotti decisero di riunire in un solo corpo le tante realtà sportive già attive in città. Sarebbe stata la naturale prosecuzione di un progetto che aveva già visto la luce nel 1900 con uno sperimentale Sport Club Tolentinate. Erano in tredici attorno a un tavolo, capitanati da un insegnante di educazione fisica, Paolo Giaccon
i, tutti ben inseriti nelle diverse realtà del tessuto sociale cittadino: Pierluigi Bezzi, Tullio Caraffa, Mario Degli Azzi Vitelleschi, Gino Del Bello, Gioacchino Fratini, Nazzareno Gentilucci, Nazareno Marcucci, Tito Massi, Amelio Novelli, Antonio Pace, Alessandro Pagliari e Nicola Scorcella.
La caratteristica principale della nuova associazione, che il gruppo andava a costituire, era la vera novità: l’Unione Sportiva Tolentino avrebbe avuto il carattere di società polisportiva, non limitando il proprio raggio di interesse a un solo sport.
Lo Statuto parlava chiaro:
-la società ha per scopo la cultura e la diffusione di tutti gli sport in genere ed è quindi estranea a qualsiasi competizione politica e religiosa.
Le sezioni sportive comprendono le seguenti specialità: Ginnastica, Podismo, Atletica Leggera, Automotorismo, Motociclismo e Ciclismo, Escursionismo e tutti gli altri sport che sorgessero a Tolentino-. Come si noterà, nello Statuto non viene menzionato quello che poi diverrà lo sport di punta dell’associazione: il calcio, disciplina ancora in erba che arriva dall’inghilterra e viene vista ancora con una certa diffidenza. Viene anche scelto il colore sociale, una particolarità che resterà unica nel panorama sportivo nazionale fino a pochi anni fa, quando la società laziale dello Zagarolo ne seguirà l’esempio. In onore alle mostrine dei Bersaglieri, corpo al quale era appartenuto Paolo Giacconi, le maglie e le casacche dell’Unione Sportiva Tolentino saranno crèmisi, bordate di nero. Cresce il seguito popolare del calcio, diminuisce proporzionalmente il peso delle altre discipline sportive, malgrado gli onorevoli risultati che gli atleti toentinati raggiungono nel corso degli anni.
La prima gara ufficiale della neonata U.S. Tolentino si gioca il 21 dicembre 1919, Camerino.
I cremisi scendono in campo con Ramadori I, D’innocenzo, Porcelli III Marcucci, Giacconi, Brandi, Scatizza, Vissani, Porcelli II, Ramadori IV, Scorcella e si impongono per due a uno su di un campo che oggi chiameremmo “ai limiti della praticabilità”, ma allora ben oltre questi limiti. Anche se parliamo di quasi un secolo fa, le cose non sono cambiate rispetto a oggi: la vittoria scatena l’entusiasmo popolare e il calcio balza ai primissimi posti del gradimento.
Il 1920 è un anno transitorio dove si affìna la tecnica di base ed è dedicato a diversi incontri amichevoli, fra i quali è doveroso ricordare il primo derby con una squadra di Macerata, la Robur, che terminerà sul risultato di uno a uno. Il primo campionato vero l’U.S. Tolentino lo disputa nel 1921, iscrivendosi al 1° Campionato Marchigiano di I Divisione, una sorta di Eccellenza dei giorni nostri, alla quale partecipano due squadre di Ancona, due di Macerata e la Vigor di Senigallia. Compongono la rosa Pac Giacconi, Nello Scorcella, Tullio Di Romano, Nazzareno Gentilucci, Ivo Dinnocenzo Amelio Novelli, Alessandro Scatizza, Ubero Senesi, Francesco Ciommei, Nazzarer Marcucci, Nazzareno Brandi, Tullio Vissani e Marino Ramadori.
Dopo la pausa del 1922, nel 1923 i cremisi partecipano nuovamente al campionato di III Divisione e giungono al primo posto insieme al Loreto. Lo spareggio per designare la squadra vincitrice vede la squadra lauretana imporsi per due a uno sul campo neutro di Macerata. Trascorrono un paio d’anni, durante i quali il calcio passa un pò in secondo piano, prima di rivedere l’undici cremisi ai nastri di partenza del campionato di III Divisione, che ora comincia a prendere una fisionomia decisamente più interessante
Dalla durata di tre mesi, ora si prolunga da ottobre alla primavera successiva. Iniziano a comparire i primi giocatori provenienti dalle realtà calcistiche limitrofe. Il 25 marzo 1927 scompare Paolo Giacconi, fondatore dell’U.S. Tolentino. Nella stagione 1927-1928 i cremisi si laureano campioni regionali con una squadra composta per dieci undicesimi da giocatori del posto, acquisendo il diritto a partecipare al Campionato di II Divisione. Ma (corsi e ricorsi storici di vichiana memoria) disputare un campionato così impegnativo avrebbe significato un aggravio enorme per le casse della società, così l’U.S. rinuncia alla promozione e resta in III Divisione. Il campo ufficiale, che risulterà sempre pieno di spettatori, soprattutto di famiglie orgogliose dei propri parenti, all’inizio è il Campo della Fiera. Ma questa struttura, con il trascorrere degli anni, risulta sempre più inadeguata a quelle che stanno diventando le reali esigenze della società.
Sorge il “Della Vittoria”.
Il sogno di una nuova struttura sportiva diventa realtà nel 1929. All’Italia dei vivi la forza degli eroi la gloria: recita così la Vittoria Alata del maestro Angelo Zanelli, posta all’ingresso del nuovo stadio che dal monumento prende, appunto, il nome di Della Vittoria. Il campionato ‘32-’33 vede i cremisi conquistare per la seconda volta il titolo regionale, dopo aver battuto il Fabriano per due a uno nella gara decisiva. Stavolta il salto di categoria si concretizza e il Tolentino si iscrive al campionato di II Divisione. Nella stagione ‘34-35 viene ingaggiato un vero e proprio allenatore, Santagostino, per la elevata somma di 700 lire mensili, e la squadra si classifica seconda dietro alla Civitanovese, con risultati a volte clamorosi: 😯 al Fabriano, 4-O alla Maceratese, 3-O al Fabriano. La stagione successiva comporta la rinuncia al tecnico Santagostino, ma è un’annata indimenticabile. L’undici cremisi si laurea campione marchigiano di II Divisione, al termine di un campionato senza sconfitte. Per il ventennale della fondazione, l’Unione Sportiva Tolentino, nel 1939, viene promossa per meriti sportivi in I Divisione. E’ l’ultimo campionato prima della Seconda Guerra Mondiale, a causa della quale il giovane Lauro Rossi finì disperso in Albania e le brevi esistenze terrene di Mario Ramundo e di Luigi Cerquetti furono spezzate nell’eccidio di Montalto.
La situazione a fine stagione non è semplice. La società decide di puntare sui giovani del posto affidandoli a un tecnico emergente, Gianfranco Zannini, che sulla panchina cremisi era già stato seduto per cinque partite nel 2001, dopo essere subentrato a Enrico Piccioni, senza riuscire nel miracolo di evitare la retrocessione. Regna La diffidenza intorno alla nuova squadra, un manipolo di diciottenni con qualche ventenne a fare da chioccia. La diffidenza, però, lascia posto all’euforia quando i giovani ragazzi di Zannini inanellano una serie di risultati che riaccendono l’entusiasmo sopito della tifoseria. Il resto, è storia di oggi e, certamente di domani, per una società che nel difficilissimo mondo sportivo degli ultimi tempi ha saputo mantenere la propria dignità e, soprattutto, il proprio nome originario. Quello che, il 20 agosto di 86 anni fa, un gruppo di giovani tolentinati diede a una società che aveva e ha come scopo principale l’educazione morale e fisica della gioventù-.
Arnaldo Lucentini
Figura di primo piano dello sport tolentinate alla ribalta nazionale, nato a Tolentino il 7 luglio 1930 e morto a Gela il 5 agosto 1981.
Il bravo Nando inizia a giocare al calcio sul campetto dell’Oratorio Salesiano, dove nel settembre 1944, a soli 14 anni, con la formazione del suo rione Castello, vince la coppa intitolata a Francesco Saverio Bezzi. Nel ‘45 entra a far parte della rosa dell’U.S. Tolentino, partecipa alla Coppa Patrizi e già il ragazzo si mette bene in luce. Dopo la pausa bellica, la squadra cremisi partecipa al Campionato regionale Dilettanti I Divisione. A Porto Recanati, il 29 giugno 1946, dopo una rocambolesca gara, il Tolentino risulta vincitore sulla forte Jesina, Lucentini è tra i migliori in campo.
Nella stagione ‘46-’47, Lucentini partecipa col Tolentino al Campionato di serie C, girone F. Tra le altre, risultano iscritte società blasonate: l’Ascoli, la Sambenedettese, il Porto Civitanova, il Vasto, il Chieti, il Teramo e la Maceratese. Il Tolentino si fa onore e Lucentini è sempre lo spauracchio delle difese avversarie. Sulla stampa sportiva si legge:
“Dal vivaio cremisi… ne è venuto fuori un altro: l’ala destra Arnaldo Lucentini. Dopo solo un anno di attività, chiamato a far parte della rappresentativa marchigiana, nell’incontro recentemente disputato in Ancona contro la squadra goliardica austriaca, ha disputato un partitone.. .. Nel campionato ‘47-’48, ancora in serie C, Lucentini mette a segno ben 16 reti.
Il cav. Francesco Ciommei segnala Lucentini al suo amico Adolfo Baloncieri, allenatore della Sampdoria, squadra di serie A. Dopo un provino a Genova con esito positivo, l’ottimo calciatore cremisi viene acquistato dalla Sampdoria. Nel frattempo, anche la Roma si era interessata al ragazzo tolentinate, ma non era arrivata in tempo per l’acquisto.
Arnaldo Lucentini, appena diciottenne, fa il suo esordio in serie A, il 19 settembre 1948, a Milano nello Stadio San Siro, dove la Sampdoria affronta l’internazionale. Nando subito mette in mostra le sue qualità, realizzando le due reti della sua squadra che soccombe per 2 a 4. La stampa specializzata risalta La magnifica prova dell’ex cren Renzo De Vecchi sul -Calcio Illustrato. del 23 settembre 1948 scrive: …. La Sampdoria ha presentato un giovane, Lucentini, che ha dato alla difesa nerazzurra grattacapi a profusione. Si tratta di una recluta della Serie A, proveniente dal Tolentino, fresca, ben pronta a sfruttare le occasioni propizie e le titubanze avversarie. I due gol dei liguri sono merito suo. Il 3 aprile 1950 il campione tolentinate esordisce in campo intemazionale.A Lione si affrontano la Lega lionese e la Rappresentativa Nord-Ovest dell’italia. Gli italiani si impongono per 5 a O. Lucentini gioca bene e realizza una bella rete.
Il 5 giugno del 1951, Lucentini fa parte della formazione “Torino Simbolo”, che ricambia la visita fatta dal River Plate di Buenos Aires in occasione della tragedia di SUperga (dove, nel disastro aereo del 4 aprile 1949, muoiono tutti i giocatori del Grande Torino). Grande accoglienza da parte degli amici tolentinati emigrati in Argentini. La comitiva italiana viene accolta nella Casa Rosada di Buenos Aires dal presidente Peron e dalla signora Evita.
Il 25 novembre 1951, Lucentini esordisce nella Nazionale A e gioca, a Lugano, contro la Svizzera. La partita finisce 1 a 1. L’arbitro dell’incontro, il famoso Mr. Ling, inglese, definisce Lucentini il migliore dei calciatori italiani. Il grande Giuseppe Meazza, in merito alla partita di Lugano, così scriveva: Lucentini si è dato molto da fare… È stato l’unico ad aiutare Boniperti a tirare.. In quella stagione. Lucentini è risultato la migliore ala d’Italia. Nel ‘52-’53, gioca con la Fiorentina; dal ‘53-’54 al ‘55-’56, milita nella Triestina di Nereo Rocco, 14; dal ‘56-’57 ai ‘58-’59, gioca con la Lazio. In totale: 236 presenze in A e 35 gol realizzati. Viene espulso una sola volta dal campo di gioco, in occasione della partita Lazio-Bologna (4 a 3). Nella stagione 1959-’60, Luccentini gioca in Serie B con il Catanzaro che conquista la serie A. Disputa 16 partite e realizza 2 reti. Nella seguente Nando si trasferisce all’Arezzo che milita in Serie C. In questa squadra confermato anche nella stagione ‘61-62. Successivamente assume l’incarico di allenatore della squadra giovanile dell’Arezzo. Nella stagione ‘63-’64 allena il Pontassieve. nel ‘64-’65 allena la Juventus-Stabia di Castellamare di Stabia, in Serie D.
Inno Dell’ U.S. Tolentino
parole del Prof A. Zazzaretta – Musica del M.° G. Bezzi
Ahò, ahò, ahò.
Quando con noi nel sol ridente e balda
passa la vita, va la giovinezza,
a noi nel petto generosa e salda
ride la forza a un sogno di bellezza.
Rosso nel fremito dei gagliardetti
dei nostri petti nel gaio amor
Ahò, ahò,
Per noi sui liberi campi disfrenasi
nel cielo limpido nel sol d’or
Ahò, ahò,
Quando su noi s’incrociano gli squilli
della vittoria e ancor quandi si cede
sempre su di noi trionfano i vessilli
sempre nel cuor ci sta la nostra fede
Sempre se il gaudio di schiera invitta
se la sconfitta ci brucia in cuor
Ahò, ahò,
Chi cade levasi chi pugna inebriasi
chi teme affrancasi del suo timor
Ahò, ahò,
Sempre c’innalzano gioia e dolor
Chi vince giubila trionfator
Ahò, ahò, ahò
Sui campi e sulle vie vertiginose canta la gioventù dei nostri canti
scattan le membra franche e vigorose sopra le arene fervide echeggianti
Oriam la torpida anima stracca
che l’ozio infiacca distruggitor
Ahò, ahò,
Balziam nell’impeto dei saldi muscoli
ne la vertigine del nostro cuor
Ahò, ahò,
onor magnanimi ridenti ognor
belaziam nell’impeto del vincitor